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DIARIO DI UN DEPRESSO (20/12/2006)

Brutta giornata oggi. Cominciata con un sonno troncato presto (si fa per dire) e finita con un rilassamento non troppo convinto da un attacco d’ansia che mi ha colpito nell’autobus e che si è protratto per parecchio tempo. Non so da cosa è dipeso, fatto sta che dal dottore le gambe mi hanno tremato moltissimo e anche stamane, mentre leggevo la posta elettronica (non solo quella dell’ufficio), mi traballavano incessantemente.

Ho visto, in mattinata, l’ennesima casa in vendita. Non troppo brutta per la verità, ma 395.000 € da ristrutturare è una cifra fuori mercato e comunque fuori la mia portata. Ma perché la gente non protesta? Perché nessuno grida e si ribella a questo scempio? E’ la legge della domanda e dell’offerta tutti dicono, ma io non ci credo. Si tratta di cartelli che mantengono alti i prezzi anche in periodi di bassa crescita come questo. Ma lasciamo stare queste amenità.

Non so dire, ripeto, perché mi sono sentito male. Forse perché ho letto la posta dell’ufficio? Forse perché ho dormito troppo, anche a casa di Meg? Boh, come al solito la risposta più classica che emana dalle mie viscere è ‘non lo so’.

Ho l’impressione che questo diario non avrà un grosso seguito. Non credo che avrò la forza e la tenacia per scriverlo tutti i giorni e poi, a ben pensarci, a che servirebbe? Avrà certamente un effetto curativo come lessi da qualche parte e già questo dovrebbe bastare. Potrei trasformarlo nell’inizio di un libro, dal titolo ‘Diario di un depresso’ o ‘Storie di ordinaria depressione’ o ‘Storie di quotidiana depressione’, Si tratterebbe in ogni caso di un libro che nessuno leggerebbe, per cui gli stimoli si abbassano ulteriormente. Certo è che, per passare a qualche pensiero funzionale, almeno lo scrivere al pc ti ipnotizza un po’, per cui ti lascia lontano dalle tue depressioni. Domani devo andare a farmi un’ecografia alla spalla, che pagherò di tasca mia e a pieno carico solo perché la sanità pubblica è inefficiente. Che cazzo di paese, lo dice anche il medico.

Ho le mani fredde.

Devo leggere libri assolutamente. Adesso riprenderò in mano quello di Beppe Grillo e pur non interessandomi troppo lo finirò, per passare poi a qualcosa di più interessante, sempre che io riesca a trovarlo. Ho voglia di parlare con qualcuno, di compagnia, di amici. Stasera sarei potuto andare al collettivo della sinistra antagonista ma come al solito ho disertato. Mi sembra tanto di non capirci niente, anche qui in questo ‘settore’.

Devo cercarmi un altro lavoro, devo tenermi occupato. Valeria dice che il cervello mi si sta spegnendo ed è vero. Oddio, non è che io l’abbia tenuto spesso acceso o che io abbia una ‘lampadina’ particolarmente fulminante, ma è vero che senza fare niente un uomo non può stare. Il detto ‘ora et labora’ è un grande detto, perché unisce fede e lavoro, fiducia, tenacia e amore, sforzo e passione, preghiera e lavoro insomma.

MI chiedo che senso ha tutto questo, questo diario quotidiano. Nessuno me lo ha prescritto peraltro e non è certo il primo tentativo che faccio di scrivere un diario quotidiano. Ne conto almeno 4 di tentativi clamorosamente falliti. Tuttavia, il fatto di Gianni, il fatto, cioè, che il diario è legato a lui mi spinge ad insistere e persistere.

Chissà che fine avrà fatto Roberta. La sua perdita non mi dispiace affatto. Riconosco che era un’ottima ragazza ma era troppo pesante ed invadente per me. A Natale, comunque, le farò gli auguri.

Non sto pregando molto, se non qualche volta per distendermi e rilassarmi. In macchina oggi ho anche urlato per farmi passare la depressione e l’ansia ed effettivamente ha funzionato.

Non so se tornare dalla psichiatra: dovrei dirle delle balle sulle medicine che (non) prendo, ma d’altro lato lei è quella che mi ha inquadrato meglio di tutti e che sapeva come la storia sarebbe andata a finire. Si, credo proprio che ci dovrò tornare. Odio dover mentire, ma, come al solito, nei guai mi ci sono messo da solo e da solo devo riparare o continuare a giocare sporco.

Adesso smetto perché il pc si sta scaricando.

 

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