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 Ricerca sull'alcool

Salvina Faraci

 

 

Premessa

L’offerta di alcol è spesso il primo segno di cortesia nelle relazioni tra individui, cosa impensabile per altre droghe soggette a disapprovazione.Nel giovane, in piena crisi adolescenziale,  nasce un forte bisogno di adeguarsi al contesto in cui vengono vissute le esperienze più intense. Presto egli sperimenta, con il gruppo dei coetanei, la discoteca, dove stare con gli altri e questo significa anche bere insieme, socializzare con una birra o un superalcolico. Il gruppo garantisce una sorta di anonimato individuale dove la personalità del singolo è confusa con la linea guida dell’insieme. Il ragazzo, spesso, inizia a bere nel gruppo cercando rassicurazioni relazionali e di sostegno gruppale, spesso dice che beve perché altri della sua compagnia stanno già bevendo o perché ha visto la bottiglia.Potremmo definire l’alcol una “quasi droga” legale circondata da molta stima e da un certo fascino, nonché di facile approvvigionamento. Il cominciare a bere, può rappresentare per alcuni ragazzi un vero e proprio rito di passaggio dal mondo adolescenziale ad un periodo della vita caratterizzato da maggiore libertà e indipendenza dalla famiglia, oppure un modo per sperimentare i propri limiti.C’è un generale accordo sul fatto che l’adolescente vive una fase di vita ricca di cambiamenti molto profondi.Dall’Osservatorio permanente sui giovani e alcol é stata notata nei i ragazzi di 14 e 22 anni una richiesta di aiuto esplicitata nell’esagerazione del bere, come una sfida per sentirsi più forti, una provocazione per farsi notare. Il 4-5% dei giovani del nostro paese (circa 180.000) è ad alto rischio per il consumo di alcolici, mentre il 2% ne è proprio dipendente (OPGA,1999).La sensazione è che i giovani non rischiano per la passione di vivere, ma per il timore, per la stanchezza di vivere. Si ha percepisce che anche l’abuso di sostanze tossiche avvenga non per isolarsi o tirarsi indietro dalla società , ma per avere una marcia in più, per farsi notare, per colpire. Anche il rischio è diventato consumistico e questo aumenta la pericolosità, in quanto si è abbassato il senso di percezione di questa condizione. Anche l’alcol diviene, allora, parte di comportamenti diretti a sfidare e sorpassare le norme ed assume diverso e minore peso in sé stesso. E’ opinione condivisa che la pubblicità incida notevolmente sul consumo di alcol, soprattutto nei paesi con forti interessi in questo settore,  dove la spesa per la pubblicità è nettamente superiore a quella destinata alla lotta contro l’alcolismo. I messaggi sono rivolti specialmente ai giovani, considerati soggetti deboli, che hanno bisogno di un esempio con il quale rapportarsi e a cui ispirarsi e che può diventare un potenziale alcolista.Nell’universo giovanile “bere alcolici” si colloca in un pattern comportamentale caratterizzato da una serie di “comportamenti a rischio” tra cui l’uso di sostanze diverse (extasy, cannabis, Bdz, LSD, cocaina ed altri derivati della coca), comportamenti sessuali, ricerca di sensazioni “forti” (guida ad alta velocità, musica a tutto volume, alterazione dei ritmi circadiani…). Le sostanze citate sono scelte dai consumatori (o sono state proposte dall’attento marketing della criminalità organizzata) in quanto ritenute meno pericolose per la salute (non si iniettano, l’effetto passa in tempi relativamente brevi) e per il rischio di non dipendenza (sono principalmente eccitanti, per cui i segni fisici di astinenza compaiono relativamente tardi). Il nuovo consumatore ha ben presente lo stereotipo del “tossico” da eroina e proprio questo non può andare d’accordo con i modelli di efficienza , di “sballo” senza conseguenze, di inserimento sociale anche ad alto livello perseguiti da questa generazione.Questa “vita spericolata” ha i sui momenti forti nel fine settimana, in luoghi deputati (discoteche, rave-party, pub, locali trendy di varia collocazione) e viene organizzata in maniera da interferire meno possibile con la vita “normale” (scuola, lavoro….). Il gruppo dei pari è fondamentale per fornire un “pacchetto” di abitudini, stili comportamentali, espressioni gergali, regole di condotta fortemente condiviso. In questo contesto l’uso di alcolici appare ubiquitario, quasi un “facilitatore” degli altri comportamenti: aumenta l’effetto delle altre sostanze (e dei comportamenti descritti), a dosi maggiori calma l’eccitamento. Droga economica e facilmente reperibile, non viene percepita come “droga”: la consapevolezza del rischio alcool -correlato è molto limitata. La chiusura verso il mondo degli adulti e verso le istituzioni è quasi totale.

 

Popolazione target

Lo strumento utilizzato per fare una indagine conoscitiva sul fenomeno è stata la costruzione e la somministrazione di un questionario che rilevasse l’abitudine al consumo di alcool da parte dei giovani di età compresa tra i 14 e i 25 anni, per un campione complessivo di 162 soggetti. L’indagine è stata condotta in tre zone della città di Roma, Roma D, Roma E, Roma H. In queste zone i soggetti sono così distribuiti:

·        Roma D =57 soggetti corrispondente al 35,2% del campione

·        Roma E=68 soggetti corrispondente al 42,0% del campione

·        Roma H=36 soggetti corrispondente al 22,2% del campione

·        NR=1 soggetto corrispondente allo 0’6% del campione

Il campione è formato da:

·        Uomini=54%

·        Donne=44,4%

·        NR=0,6%

Divisi nelle seguenti fasce di età:

·        14-17=27,8%

·        18-21=49,4%

·        22-25=22,8%

E distinti per occupazione in:

·        Lavoratori=29,0%

·        Studenti=58,6%

·        Servizio militare/civile=1,9%

·        Altro=1,9%

·        NR=8,6%

                                                       

Risultati.

Ad un campione di 162 soggetti è stato chiesto se era mai capitato loro di bere alcolici; le risposte sono state: 

Per frequenza di assunzione

·        Mai=13,6%

·        Raramente=26,5%

·        Talvolta=35,2%

·        Spesso=24,7%

Riguardo la quantità di alcool assunto, i dati sono i seguenti:

·        1 bicchiere=11,7%

·        qualche bicchiere=19’1%

·        1 bicchiere per volta=18,5%

·        2-4 bicchieri per volta=25,9%

·        4 o più bicchieri per volta=11,1%

·        Non applicabile=13,6%

Se  la maggioranza dei ragazzi per frequenza beve talvolta  la stessa maggioranza in relazione alla quantità beve dai  2 ai 4 bicchieri per volta. Se si mettono in relazione le due variabili (frequenza e quantità), è evidente che coloro che dichiarano di bere talvolta e spesso sono anche quelli che dicono di bere da 2-4 bicchieri per volta in su.La relazione età e quantità d’alcol assunto evidenzia che il consumo più massiccio ( da 2-4 bicchieri a + di 4 bicchieri) è praticato dai soggetti con età che va dai 22 anni in sù, mentre i ragazzi compresi tra i 17 a 21 anni bevono in una quantità che si colloca intorno ai due bicchieri per volta. Rispetto al rapporto esistente fra la frequenza di consumo e le fasce di età  appare evidente che i ragazzi con età maggiore dei 22 anni presentano un comportamento alcologico stabilizzato e rientrante nelle loro abitudini di vita. Questi, infatti, alla domanda che cerca di indagare con che frequenza sono abituati a bere, dichiarano di bere spesso. I ragazzi con età compresa dai 17 in ai 21 dichiarano di bere qualche volta ma abbiamo visto che quando lo fanno tendono ad assumere quantità elevate di alcol.Dai risultati emersi questa ci sembra la fascia di età più a rischio, prima che il comportamento si stabilizzi. Pensiamo che un intervento preventivo debba rivolgersi ad una popolazione di età compresa tra i 14 e 18 anni, invece ai ragazzi con età superiore ai 18 riteniamo sia opportuno proporre un intervento che miri all’acquisizione di consapevolezza  e alla riduzione del rischio.

 

Alcol e differenze tra i sessi

In relazione alla differenza di sesso emerge che le donne bevono meno, quando bevono tendono ad assumere minori quantità di alcol e hanno una percezione di dannosità maggiore che i ragazzi. I maschi bevono con una frequenza che va da talvolta a spesso, in quantità elevate (dai 2-4 bicchieri in su) e hanno una percezione di dannosità minore rispetto alle donne.   

 

Alcol e percezione di dannosità

E’ elevata la percentuale (41,4%) di soggetti che ritiene che l’assunzione di alcol sia dannosa. Se, poi, si mette in relazione la percezione di dannosità con la frequenza di assunzione si può notare che, per effetto della negazione ( meccanismo di difesa tipico degli assuntori), chi beve spesso e talvolta, ritiene l’assunzione poco dannosa e chi, invece, non beve mai o poco lo percepisce molto dannoso.

 

Alcol e socializzazione

Alla domanda che cerca di indagare sui  motivi che possono spingere i giovani a bere alcol emerge che la netta maggioranza beve per stare bene con gli altri(57,4 %).Da queste risposte, e dalle altre, emerge che gli adolescenti hanno uno stile di bere occasionale; che l’alcol viene considerato uno strumento di socializzazione e che ad esso viene attribuito qualità di relazione e poteri magici in grado di fare scomparire le tensioni interne riferite al sé e alla propria autostima (19,1%);chi utilizza il bere come strumento di socializzazione sono soprattutto i ragazzi che dichiarano di bere spesso. Nel periodo dell’adolescenza il gruppo di amici è particolarmente importante per il ragazzo che spesso si identifica con le regole di questo, cercando di fare quello che gli altri si aspettano da lui. L’identità personale del giovane è strettamente legata e influenzata dalle varie affiliazioni di gruppo. Il gruppo si pone come una agenzia di socializzazione  in grado di rispondere alla richiesta di identità da parte dell’adolescente il quale assumendo un determinato ruolo, trova una identità già predisposta con il suo corredo di norme, valori, sanzioni,credenze, ragioni e modelli di azione. Preso dai suoi bisogni di affiliazione e di significato, dovendo scegliere uno stile di comportamento, il ragazzo farà sue quelle immagini e quelle regole di condotta espressiva, attraverso cui potrà trovare conferma dagli altri. L’affiliazione di gruppo svolge il suo compito offrendo delle risposte pronte (copioni narrativi) al bisogno di identità del singolo che così può riconoscersi e identificarsi con quella precisa “agenzia di socializzazione”, con le sue regole, rappresentazioni e ritualizzazioni. Così l’alcol assume una funzione aggregante che rafforza il senso di appartenenza. Questo vale per entrambi i sessi, anche se con alcune distinzioni perché è tra i maschi che riscontriamo la maggiore incidenza di bevitori.

 

Alcol e mezzi di comunicazione

Il nostro questionario ha cercato di indagare anche il rapporto esistente fra l’uso di alcol e le fonti di informazioni. Dai dati raccolti emerge che il ragazzo ricava le informazioni perlopiù dalla televisione (34,6%) e dagli amici(32,1%). La famiglia è la principale fonte di informazione per i giovani contattati nella zona di Roma E; se messa in relazione con le frequenze di consumo, la famiglia viene considerata la principale fonte di informazione dai giovani che non bevono mai o che bevono poco. I giornali risultano essere la fonte di informazione privilegiata più dalle donne che dagli uomini; se messa in relazione con la frequenza per consumo ci accorgiamo che i giornali sono utilizzati come fonte di informazione in percentuale più elevata da quelli che non bevono mai o poco. Gli amici sono, invece, un mezzo di informazione soprattutto per i giovani della zona di Roma H.Se consideriamo l’ influenza esercitata dai media sui comportamenti dei giovani, è inevitabile valutare la relazione esistente tra l’abuso dell’alcol e  l’effetto del messaggio pubblicitario.Gli interessi della produzione di bevande alcoliche nel nostro paese sono molto elevati, così come le spese pubblicitarie per la propaganda in cui vengono esaltate le virtù dell’alcol e minimizzati i rischi. Le case produttrici sono sempre alla ricerca di nuove fette di mercato in cui inserirsi. Basta aprire un quotidiano, sfogliare una rivista o accendere la televisione per ritrovarsi bersagliati da messaggi che esaltano il bere come momento di gioia, festeggiamenti e unione.Tra le tante immagini pubblicitarie si nota una  prevalenza di superalcolici da consumarsi ovunque, al bar, a casa, da soli o in compagnia, da offrire per conquistare e che, in ogni modo, rappresentano uno status symbol. Le pubblicità di questi prodotti puntano ad una immagine “soft” si presentano come una buona musica jazz dove tutto è morbido, caldo, accogliente. Ciò che i superalcolici dicono di sé, nel breve spazio di uno spot, è che essi sono una “forza buona”, un duttile strumento che dispone incontri, rinsalda amicizie, favorisce i rapporti per la sua vocazione socializzante.Le birre puntano decisamente sul mercato giovanile e i loro spots ripetono le atmosfere dei pubs, delle discoteche, dei fast-foods. Molto spesso la pubblicità della birra assomiglia ad un video-music :temi fortemente accelerati, veloce sovrapposizione di immagini, scene che si intrecciano. La pubblicità delle birre si ritaglia sui giovani e su quello che dovrebbero essere: è allegra, spensierata,si adatta ad ogni situazione. Appare sempre in giallo, un giallo-oro deciso, “come il suo carattere limpido e schietto”.E’ evidente che il ruolo del messaggio pubblicitario e la consapevolezza della sua pericolosità dovrebbe indurci ad un uso più saggio del mezzo, che andrebbe ancor più attentamente regolamentato per eliminare tutti quei messaggi che sottolineano punti di vista scorretti e che possono indurre ad un abuso di questi prodotti, curando invece maggiormente gli interessi e l’informazione della popolazione, specialmente di quella giovanile.In una inchiesta svolta dall’Osservatorio permanente sui giovani ed alcol (OPGA, 1999) quasi tutti i giovani dichiarano di aver visto o sentito pubblicità di bevande alcoliche. Alcuni distinguono due tipi di pubblicità: quelle tradizionali a carattere commerciale e quelle di tipo sociale finalizzate alla prevenzione dei problemi legati all’abuso dell’alcol. Ma mentre il ricordo del primo tipo di pubblicità è più vivo e preciso, nel caso di campagne informative le immagini e i messaggi vengono descritti vagamente, si ricorda il senso generale ma non i dettagli. Questo può essere legato all’esiguo numero di passaggi televisivi di questo tipo di messaggio.In generale in giudizi dei ragazzi sono di tipo estetico e riguardano non tanto il significato della pubblicità quanto la bellezza delle immagini o la gradevolezza della colonna sonora. Le pubblicità commerciali di alcolici sono considerate quasi all’unanimità le più curate e le più piacevoli tra quelle che si vedono in televisione. In generale i giovani ritengono che i destinatari della pubblicità variano a seconda delle bevande alcoliche. Quella della birra è vista come indirizzata ad un pubblico giovane (18-30) senza differenza di genere e status. Invece quelle degli amari e dei superalcolici si ritengono destinate ad un pubblico adulto, prevalentemente maschile e di classe sociale elevata.Secondo alcuni queste pubblicità sono rivolte ad un pubblico maschile, visto l’elevato numero di soggetti femminili, molto seduttivi e affascinanti.Molti degli intervistati ritengono che le immagini pubblicitarie potrebbero essere dannose e pericolose per la salute e sono favorevoli ad una limitazione di tali messaggi, attuabile migliorando alcune diciture, trasmettendole in fasce orarie in cui non sono presenti i bambini, escludendo i super alcolici, oppure fornendo maggiori informazioni sul prodotto a sui suoi potenziali rischi. Comunque i giovani sembrano temere che dei divieti troppo estremi possano sortire l’effetto contrario a quello desiderato.

 

Conclusioni generali

Abbiamo riscontrato, sulla letteratura e attraverso il nostro lavoro con gli adolescenti, che i fattori cognitivi possono facilitare l’incontro con le sostanze, i fattori motivazionali, invece, assumono  un ruolo rilevante nel consolidarsi del consumo.I fattori cognitivi sono :

·        Un atteggiamento mentale favorevole al consumo di sotanze (considerare l’eventualità di poter assumere una    sostanza).

·        Una sottovalutazione dei rischi connessi al consumo (“non può essere pericoloso come dicono”).

·        Una sopravvalutazione delle proprie capacità di controllo (“a me certe cose non possono succedere”).

·        Una sovrastima della diffusione del consumo nel proprio ambiente di vita e tra gli amici (lo fanno tutti quindi è una cosa normale).

I fattori motivazionali si innescano su alcuni bisogni tipici di questa fase evolutiva che sono strettamente collegati alla realizzazione  dei compiti di sviluppo. Questi bisogni molto impellenti in adolescenza sono presenti durante le diverse fasi della vita. L’adolescente sente il bisogno di sensazioni forti e di alterare lo stato di coscienza, c’è in li bisogno di ampliare i confini del proprio spazio fisico ma anche del proprio spazio psicologico, di ricerca di esperienze “avventurose” che consentano  l’esplorazione di spazi della mente altrimenti inaccessibili.L’adolescente sente il bisogno di avventura e di rischio, questa propensione rientra nelle condotte esplorative e di prova tipicamente adolescenziali. L’assenza dell’assunzione di rischio può determinare un blocco o l’ arresto della crescita.L’altro bisogno avvertito in modo intenso è il bisogno di migliorare l’immagine di sé e di regolare le emozioni. L’uso di alcool e droghe consente di lasciarsi andare al divertimento che procura la sensazione di sentirsi liberi  da ogni forma di controllo esterno e interno; è un aiuto a staccarsi dai genitori, mettendo in ridicolo la serietà, la precisione, la severità, l’inibizione. C’è negli adolescenti una grande voglia di mettersi alla prova fino all’estremo per vedere fino a dove si può arrivare nel tentativo di spingere sempre più oltre i confini. La vittoria sul rischio e sulla morte consente all’ adolescente di espellere tensioni, rabbia, ansie depressive e persecutorie legate al cambiamento e di recuperare senso di potenza e onnipotenza spesso vacillanti in adolescenza. L’ultimo bisogno da menzionare è il bisogno di appartenenza. Fondamentale è il gruppo come contesto in cui si verifica il consumo. L’appartenenza al gruppo dei pari costituisce l’area di transizione tra il dentro e il fuori; area in cui l’adolescente si confronta, sperimenta scelte e comportamenti autonomi, condivide difficoltà e conflitti, elabora conoscenze e competenze. Il gruppo è una sorta di apprendistato allo sviluppo di competenze individuali e sociali. Questo lavoro è stato realizzato partendo da quelle che riteniamo essere, alla luce della letteratura e delle ricerche esistenti, le necessità primarie in materia di alcol e problematiche alcol-correlate.Attraverso questo lavoro ci siamo accorti che l’alcol costituisce un’ importante componente della vita dei giovani. Sono necessari, secondo noi, interventi conoscitivi e preventivi che tengano conto di questo aspetto e interventi terapeutici per quei casi già problematici che, riteniamo, si presenteranno sempre più frequentemente.Dai dati raccolti ci sembra di poter individuare la fascia di età a rischio in quella che va dai 14 ai 18 anni, età in cui ancora l’assunzione di alcol non è un comportamento stabilizzato come avviene dai 20 anni in su. Quella menzionata è la popolazione a cui sembra più opportuno indirizzare un eventuale intervento preventivo.Allo scopo di conoscere in maniera più approfondita il fenomeno riteniamo opportuno realizzare, in tempi brevi, un questionario più specifico che indaghi più in profondità le conoscenze, i modelli comportamentali relativi all’alcol e le problematiche ad esso correlate. 

 

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