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PSICOTERAPIA
E DISAGIO IN ETÀ EVOLUTIVA
A
cura di:
Dott.ssa
Angiolina di Reto
Psicoanalista,
Psicoterapeuta dell’infanzia e dell’adolescenza SIPsIA, membro
associato dell’A.R.P.Ad
Dott.ssa
Alessandra Sozzi
Psicologa
dell’età evolutiva e socio A.R.P.Ad
Dott.ssa
Claudia Canarile
Psicologa
dell’età evolutiva
Siamo
un gruppo di professionisti che si occupa di problematiche legate all’età
evolutiva da diversi anni e la nostra esperienza ci ha permesso di mettere
a punto una tecnica a carattere psicoanalitico che mira a trattare il
disagio infantile e adolescenziale da diverse angolazioni.
I tre poli fondamentali su cui si è centrata la nostra attenzione sono: i
genitori, gli insegnanti e i bambini o i ragazzi, in quanto nessun
intervento può avere una certa efficacia se non si tengono in
considerazione tutti gli elementi che
contribuiscono a strutturare il disagio in età evolutiva.
Interventi
previsti:
.
Terapia di sostegno alle funzioni
genitoriali in gruppo
·
Psicoterapia
di coppia per i genitori
·
Corsi
di aggiornamenti per gli insegnanti
·
Corsi
per operatori sociali o assistenti a portatori di handicap
·
Psicoterapia
infantile
·
Psicoterapia
di gruppo per adolescenti
·
Psicoterapia
individuale per adolescenti
I
GENITORI
Le
funzioni genitoriali
Genitori
si diventa, non si nasce
Occupandosi
di età evolutiva risulta imprescindibile il contatto e la presa in carico
delle figure genitoriali, primo riferimento e parte integrante
dell’ambiente di appartenenza della persona nel suo cammino dalla
situazione di dipendenza infantile alla figura di adulto integrato.
I piccoli pazienti, portatori di una sintomatologia più o meno grave,
esprimono un disagio che è di tutto il nucleo familiare e che comunque ha
una forte componente relazionale. I bambini e gli adolescenti sono gli
anelli più deboli della catena della parentela e sono loro che segnalano
che c’è qualcosa che non va nella famiglia.
E’, però, importante considerare la sofferenza e lo smarrimento di due
genitori che si imbattono nella scoperta della patologia più o meno grave
del proprio bambino o del proprio figlio adolescente.
Spesso l’attenzione viene puntata sulla patologia del soggetto in età
evolutiva, trascurando la situazione genitoriale tenuta in secondo piano.
E’ sicuramente penoso veder soffrire il proprio figlio e questo dolore
scatena sentimenti di colpa e inadeguatezza, ci si sente a disagio e
convinti di aver mancato qualcosa se il piccolo si è ammalato. Un aiuto
ai genitori in difficoltà ci sembra urgente ed indispensabile.
La funzione di ogni genitore è quella di aiutare il proprio figlio a
sviluppare una buona identità personale autonoma e desiderosa di
acquisire sempre nuove competenze. Quindi identità ed autonomia sono
ancorate l’une all’altra come strumenti unici e funzionali, per il
raggiungimento di nuove competenze e capacità. Essere una persona
distinta dagli altri, ma compromessa con tutti è una conquista
fondamentale di ogni essere umano per sostenere un Io ricco e colmo di
significati. La costruzione dell’identità e la formazione
dell’autonomia passano attraverso la sintesi di processi integrati
legati allo sviluppo cognitivo, affettivo e relazionale. La prima
esperienza che un bambino vive è quella con la propria madre che assume
la funzione di mediatrice ed opera affinché suo figlio possa avvicinarsi
al mondo esterno ottimizzando le esperienze di
relazione con l’ambiente. Il supporto paterno è comunque
fondamentale per coadiuvare e sostenere il compito materno. Nell’attuale
società il ruolo genitoriale è reso più difficoltoso dalla variegata e
difficile situazione di omogeneizzazione in standard
( mass-media, televisione, pubblicità, ecc.), per cui una
riflessione sull’identità del soggetto in crescita ci sembra
particolarmente adeguata al momento storico che stiamo vivendo.
L’adolescenza in particolare è una spinta verso l’individualità che
non sempre corrisponde a quella fisiologica. Il concetto
di sé non si costruisce parallelamente alla spinta biologica, cioè
non corrisponde spesso all’età cronologica ma si sviluppa all’interno
delle relazioni che affrontiamo quotidianamente. Il concetto di sé è una
situazione emotiva che si forma attraverso lo sviluppo e deve culminare
nella sensazione di essere unici nel proprio genere. Si potrebbe
paragonare ad una piccola opera d’arte. La differenza tra questo
concetto e la vera opera d’arte è solo nell’universalità della
condivisione.
I°
Funzione: creazione dell’apparato psichico familiare.
Due
persone quando si incontrano hanno alle loro spalle due storie personali.
Al momento in cui si forma la coppia, per creare un apparato psichico
familiare, entrambi i componenti della coppia devono mettere in comune le
proprie esperienze e mantenere vivo il proprio vissuto personale. La
coppia non si crea negando le origini e pensando che la vita inizia solo
dal momento in cui ci si è conosciuti, ma perdendo l’illusione di una
coppia perfetta e fissa nel tempo. I partner devono mantenere la propria
individualità e amalgamarla con la storia dell’altro. Un buon ambiente
accogliente si crea mantenendo modificate e filtrate tutte le esperienze
che abbiamo vissuto, le quali contengono aspetti positivi e negativi che
contribuiscono a formare la nostra personalità. Si tratta di mantenere
vivo ciò che è utile alla nuova coppia e buttar via ciò che è
superfluo. Se buttiamo via tutto ciò che precede la nascita della coppia,
sarà inevitabile che gli aspetti negativi verranno riversati sulla
famiglia dell’altro e in parte sul bambino che comunque avrà delle
caratteristiche dell’altra famiglia.
II°
Funzione : accomodamento alla realtà
Più
la coppia sarà capace di accettare la situazione reale dopo la
disillusione dell’innamoramento, più sarà solida e in grado di
accogliere il bambino reale al proprio interno. Se i coniugi tendono a
mantenere l’illusione presente nella fase di innamoramento, nella
famiglia non ci sarà spazio per un bambino reale, ma solo per un figlio
perfetto che deve soddisfare l’illusione della coppia. La funzione di
accomodamento ai cambiamenti della realtà è costante nella vita di un
individuo, in quanto più riusciamo a vivere nel quotidiano e a
modificarci secondo i cambiamenti della realtà, più la nostra esistenza
sarà soddisfacente. Più ci irrigidiamo e tentiamo di mantenere le
situazioni immutabili, più la nostra esistenza sarà frustrante. Ogni
patologia psichica è legata al non cambiamento, alla ripetizione, al
mantenimento di un omeostasi eccessiva; si rimane fissati a modelli di
funzionamento ripetitivo ed immutabile.
III°Funzione:
stabilire una cornice stabile e flessibile
Se
i partners iniziano la propria esperienza con l’idea di formare una
nuova coppia ideale completamente diversa da quella dei rispettivi
genitori, per esempio una coppia unita per opposizione ad una coppia
genitoriale disunita, oppure omogenea in opposizione ad una coppia
genitoriale caratterizzata da una marcata divisione dei ruoli maschile e
femminile, si creerà una situazione di estrema durezza che non permetterà
il formarsi di una cornice stabile e flessibile in cui far crescere i
membri della famiglia. Tutte le decisioni verranno prese per opposizione e
per ripicca senza valutare con chiarezza il senso delle decisioni stesse.
Si avranno grosse difficoltà ad accettare degli aiuti spontanei da parte
dei nonni, ma si sentirà una grossa necessità di controllare i propri
genitori rispetto all’aiuto richiesto o comunque in merito ai rapporti
da instaurare con loro. Esempio: in caso di bisogno di aiuto rispetto al
proprio figlio, si chiederà ai nonni di svolgere le loro funzioni secondo
uno schema estremamente rigido e qualsiasi piccola variazione a questo
schema porterà a grossi momenti di rabbia.
IV°
Funzione: condividere piacevolmente il tempo libero
Purtroppo
la nostra vita quotidiana ci costringe a vivere ansiosamente. Si è persa
la capacità e la possibilità di stare bene con i propri figli. Troppo
spesso si è costretti solo a seguirli nei compiti o ad accompagnarli ai
vari sport. Difficilmente avvengono situazioni in cui i genitori si
possono permettere di lasciarsi andare insieme ai propri bambini e di
vivere con loro momenti di gioco e di relax. Questo costringe i genitori
ad affrontare le situazioni con una quantità di ansia eccessiva che a
volte li porta a provare difficoltà nel rapporto con loro. Sempre più
spesso si è costretti ad abbandonarli a baby-sitter, scuole, doposcuola,
nonni, zii, ecc, aumentando il senso di colpa per l’abbandono e quindi
minando il piacere di trascorrere il tempo insieme.
V°
Funzione: l’autorevolezza
I
genitori non devono essere gli amici dei loro figli,
ma devono assolvere a quel compito molto difficile che è “fare i
genitori”. I
ragazzi e ancor di più i bambini non sono ancora in grado di prendersi
delle responsabilità e devono avere la certezza
di essere accompagnati nel
duro cammino della crescita e
che esista qualcuno che ha pensato
per loro. L’autorevolezza è sicuramente collegata con la sicurezza
interna. Maggiore è la percezione di precarietà e confusione, minore sarà
la possibilità di stare vicino al proprio figlio con quella flessibilità
e fermezza che consente una guida senza prevaricazioni. Il divieto
è una delle prime forme di relazione tra genitore e figlio. I divieti
all’interno di un rapporto con i figli sono indispensabili, ma devono
essere chiari, condivisi e non di rappresaglia.
E’ fondamentale il rispetto delle regole, perché solo attraverso
questo strumento il genitore contiene gli impulsi del proprio figlio.
Esiste una notevole differenza tra autorevolezza e autorità. La funzione
del genitori è legata all’autorevolezza, cioè alla possibilità di
guidare il proprio figlio facendogli sentire l’amore che ha per lui,
“sfruttando” l’idealizzazione del bambino e dell’adolescente.
L’autorità è demandata più alle istituzioni: scuola, allenatori
sportivi, medici ecc.
VI°
Funzione: la complicità
La
complicità con il proprio figlio è basata sulla mancanza di sensi di
colpa e sull’autorevolezza del rapporto. Spesso non si riesce ad essere
complici con i propri figli, abbiamo la sensazione che ci sfuggono, che
non riusciamo a fargli svolgere “il proprio dovere”. Se la fiducia
sulla buona riuscita del bambino non ci sostiene, ci rivolgiamo ad autorità
esterne per farci supportare laddove ci sentiamo gravemente carenti e
quindi non riusciamo ad essere complici anche quando questo sarebbe
necessario. In contrapposizione, quando abbiamo la percezione di gravi
carenze nel bambino o nel ragazzo, la complicità dei genitori diventa
totale in ogni occasione, non permettendogli di affrontare le difficoltà
che incontra nell’ambiente e allora il genitore cerca di sopperire a
questi deficit, sostituendosi completamente al proprio figlio ( fare i
compiti invece di stimolarlo all’apprendimento, non appoggiare
l’autorità degli insegnanti, ma dare sempre e comunque ragione al
bambino).
Questo è tanto più vero in adolescenza, in quanto il periodo
adolescenziale non è altro che il momento in cui il senso di sé entra in
crisi e il ragazzo si sente talmente inadeguato che mette in atto tutta
una serie di comportamenti diversi per affrontare questo momento di
difficoltà. Ma l’espressione del disagio contiene già la possibilità
di superarlo, anche se per i genitori è molto difficile in questo momento
trovare la giusta distanza tra complicità e autorevolezza.
VII°Funzione:
il contributo dei nonni allo
sviluppo dell’Io
individuale in seno alla famiglia
La
prima funzione dei nonni è quella di essere un’isola
di affetto e comprensione rispetto ai propri nipoti. Purtroppo oggi,
troppo spesso, i nonni sono costretti a fare le funzioni dei genitori,
dovendo sopprimere il desiderio di coccolare e divertire i propri nipoti.
E’ fondamentale nello sviluppo infantile l’emozione di avere qualcuno
che li comprende e li asseconda sempre. Il nonno rappresenta l’oasi
felice in cui rifugiarsi nei momenti di frustrazione. Infatti i nonni
avendo “in teoria” più tempo libero, possono dedicarsi a giocare con
i bambini, a raccontare favole, a comprare le caramelle, a passare del
tempo con loro in libertà. Purtroppo la vita odierna spesso ci costringe
ad usare i nonni come sostituti dei genitori, impegnati nelle loro attività
concitate .
Modalità
di intervento per i genitori
1)
Terapia di sostegno alle funzioni genitoriali in gruppo
Si
propongono terapie di gruppo per i genitori composti da 10/12 persone
all’interno delle quali è possibile non solo promuovere nuove
conoscenze, ma anche proporre delle riflessioni attraverso le quali i
problemi individuali vengono ridimensionati all’interno del gruppo,
favorendo anche dei rapporti di socializzazione e di confronto reciproco.
E’ importante che a tali incontri afferiscano genitori che non si
conoscono tra loro, al fine di favorire la privacy e la libera espressione
delle emozioni. Il gruppo può divenire contenitore delle emozioni, luogo
in cui poter riflettere sulle proprie difficoltà, e condividere desideri,
dubbi, paure con altre persone allo stesso livello.
Il terapeuta ha una funzione di mediatore della comunicazione, scandisce i
tempi del gruppo e facilita la equa partecipazione di tutti i presenti. Il
focus degli incontri è aprire una riflessione sulle difficoltà
genitoriali e un confronto transgenerazionale. Di fatto il primo modello a
cui facciamo appello nei momenti di difficoltà attraverso una completa
identificazione o una totale differenziazione, è quello che
deriva dai nostri genitori. Questa operazione non sempre viene
fatta in modo cosciente, ma spesso lavora a livello inconscio, talvolta
problematizzando la situazione con i nostri figli. Raggiungere una
consapevolezza di tali movimenti interni può aiutare ad affrontare il
rapporto con i figli, in modo più diretto e spontaneo. Grande importanza
assume la riflessione sulle regole. Molto spesso infatti i genitori
oscillano tra l’essere rigidi e prescrittivi, oppure avere un rapporto
paritario con i figli, nel quale le regole non trovano posto. Questa
situazione indica una difficoltà del genitore nella identificazione di
ruolo.
L’apporto del gruppo, con la possibilità di fruire di ulteriori modelli
identificatori, appare allora più prezioso alla
possibilità di riflettere sulle proprie difficoltà in un luogo dove non
si è soli, e si può pensare liberamente,
in quanto c’è una completa astensione dal giudizio.
E’ altresì importante che vi partecipino entrambi i genitori e non un
solo membro della coppia. Nel caso di genitori separati con rapporti
conflittuali, invece, si invita un solo membro della coppia. Questo tipo
di intervento assume molta importanza quando siamo di fronte a famiglie
ricostituite, in cui spesso è presente il fantasma di un precedente
fallimento e si cerca a tutti i costi di trovare un nuovo equilibrio
familiare.
Quando un bambino o un’adolescente presenta un disagio si verifica un
piccolo crollo nel microcosmo della famiglia: si ha la perdita
dell’illusione del benessere e sorge improvvisamente una sensazione di
impotenza. L’insorgere del sintomo nel bambino scatena una crisi del
sistema familiare. Al dispiacere si aggiunge l’ansia e talvolta un senso
di incredulità ed è come se si dicessero: ”abbiamo fatto crescere
nostro figlio senza repressioni e senza inibizioni, la sua vita è stata
tranquilla, in che cosa abbiamo sbagliato?” e si comincia la ricerca del
colpevole.
Finalità
Questo
intervento non consiste in un’insieme di regole o di ricette su come si
fa a essere buoni genitori. Ma
ha lo scopo di aiutare i partecipanti a riflettere su di sé e sulla
propria famiglia in relazione alle proprie capacità genitoriali. Si
suppone che, se si ha una comprensione diversa del proprio comportamento e
dell’impatto che si ha sugli altri, si ha più possibilità nella vita e
nel trattare con i propri figli.
Il corso cercherà di mettere a fuoco i problemi, il perché e il come
degli errori che si commettono, per facilitare processi di sviluppo e
cambiamento.
Assimilare esempi, consigli, negazioni e “proposte” e agire poi
facendo buon uso della propria creatività di madre e di padre, significa
aver compreso l’importanza di una scelta di comportamento costruttiva
nei riguardi dei figli. Inoltre comprendere il significato di un sintomo o
di una crisi, che sono segnali preziosi di un disagio, può rappresentare
un fertile momento di avvicinamento e di ascolto per aiutare il bambino a
riprendere il cammino evolutivo.
Caratteristiche
I
corsi di gruppo per i genitori saranno composti da 10/12 persone
all’interno dei quali è possibile non solo promuovere nuove conoscenze,
ma anche proporre delle riflessioni attraverso le quali i problemi
individuali vengono ridimensionati all’interno del gruppo, favorendo
anche dei rapporti di socializzazione e di confronto reciproco. Il gruppo
prevede almeno 10 incontri della durata di due ore ciascuno, con una
frequenza di una volta alla settimana. Il corso non è riservato solo ai
genitori che si trovano a fronteggiare una situazione patologica, ma vi
possono accedere tutti i genitori interessati ad approfondire le loro
conoscenze in questo ambito.
2)
Psicoterapia di coppia
Anni
di esperienza nella psicoterapia dell’età evolutiva ha permesso di
mettere appunto un modello che risulta essere il più efficace nella cura
dei disturbi in età evolutiva. Questo modello prevede la presa in carico
del bambino o del ragazzo e della coppia dei genitori, da parte di due
terapeuti diversi. La psicoterapia della coppia genitoriale risulta essere
indispensabile per promuovere la trasformazione e il cambiamento
dell’intera situazione familiare che ha creato il disagio. Anzi, in
tutti quei casi in cui non è possibile effettuare un trattamento del
soggetto portatore del disturbo, specialmente in adolescenza, (quando a
volte è presente un netto rifiuto del ragazzo nei confronti del
trattamento) risulta estremamente utile intervenire con un trattamento
della coppia genitoriale.
L’ipotesi che la coppia matrimoniale vive all’interno di un confine
diadico, ci consente di vedere il matrimonio come la riunione di due
sistemi psicofisici in interazione continua. La flessibilità del confine,
cioè la capacità dei due partners di comunicare all’esterno senza
danneggiare la situazione di coppia, è di fondamentale importanza per una
sana crescita dei figli. Spesso la scelta del partner può essere complementare
all’identità della persona, oppure di contrasto.
Al momento in cui si forma la coppia, per creare un apparato psichico
familiare, entrambi i componenti della coppia devono mettere in comune le
proprie esperienze e mantenere vivo il proprio vissuto personale. La
rigidità di tale sistema impedisce il crearsi di un ambito familiare
sano. La nascita di un
figlio all’interno di una coppia, quindi, è spesso sostenuta da
situazioni inconsce legate alla scelta del partner. Può accadere che
motivazioni inconsce, che scaturiscono dalle storie individuali dei due
partners, non permettano che si crei quell’ambiente accogliente e di
sostegno affettivo che sostiene in un bambino una buona crescita
psicologica. Se lo sviluppo emotivo non procede in maniera da creare una
situazione di pienezza e di sicurezza, il bambino rimanderà ai genitori
delle risposte negative. Si creerà così un circuito negativo dal quale
scaturisce un malessere dell’intera famiglia. Questo malessere stimolerà
la necessità di instaurare difese sempre più rigide, impedendo la
comunicazione e aumentando il senso di isolamento di ciascuno dei membri
della famiglia.
Il
vissuto familiare inciderà anche nel rapporto con tutto l’ambiente
esterno aumentando il senso di disagio. Il rifornimento narcisistico ed il
sostegno emotivo, necessario per arrivare ad una sana identificazione
personale e di costruzione della propria personalità, viene meno per il
soggetto in crescita e ci si troverà di fronte ad una situazione più o
meno patologica, che può avere come manifestazione sintomi psicologici o
somatici. Per districare questa situazione e renderla trattabile è
indispensabile partire da una psicoterapia della coppia genitoriale.
Le psicoterapie di
coppia si svolgono con cadenza settimanale, in parallelo, quando
possibile, con le sedute del bambino o dell’adolescente. Le sedute hanno
la durata di un’ora e la terapia seguirà una sua naturale evoluzione,
per cui il termine verrà individuato all’interno della terapia stessa.
E’
indispensabile che entrambi i membri della coppia siano presenti alle
sedute, altrimenti la seduta deve essere rimandata. Ciò ha due importanti
funzioni: da una parte ha il fine di rimandare la funzione contenitiva
terapeutica rispetto entrambi i membri della coppia; dall’altra, ha il
fine di impedire la percezione individuale di alleanze con un solo membro.
In caso di genitori separati, o in caso di decesso di un genitore, si
procederà con una psicoterapia di sostegno individuale.
La terapia di coppia va distinta dalla consulenza familiare, dai consigli
matrimoniali e da altre forme di colloquio clinico dei coniugi. Il tratto
fondamentale che la distingue è l’allargamento del campo coniugale
costruito man mano con il passare delle sedute del processo della
psicoterapia stessa.
Gli
insegnanti
Gli
insegnanti, fin dall’asilo nido, sono le persone che vivono più
a lungo con i bambini. Il
contatto quotidiano con gli studenti, il seguirli nella crescita, rende
gli insegnanti molto preziosi per l’aiuto che possono dare ai bambini e
ai ragazzi nel difficile cammino verso la maturazione, che non consisterà
solo in un sostegno didattico. Gli
insegnanti rappresentano un referente adulto con cui gli alunni possono
confrontarsi e quindi possono essere molto utili in questa loro funzione
di referente diverso dal genitore.
Il
loro compito è gravoso e appare perciò opportuno prevedere un sostegno
per aiutarli a meglio comprendere le dinamiche psicologiche dei loro
alunni.
Si
propongono quindi i seguenti corsi di aggiornamento:
1)
corso teorico breve centrato sulle tematiche dello sviluppo e alle
difficoltà di scolarizzazione;
2)
corso completo sull’osservazione psicoanalitica;
3)
corso
sull’interpretazione del disegno
infantile.
Corso
teorico breve
Questo
corso cercherà di fornire loro un quadro il più possibile chiaro della
situazione emozionale dell’ età evolutiva
ed avrà una modalità di svolgimento seminariale di gruppo, con
una parte introduttiva teorica ed una seconda parte costruita insieme agli
insegnanti stessi attraverso la discussione di situazioni particolari
riguardanti i bambini o i ragazzi in cui gli insegnanti si ritrovano
coinvolti. Il seminario verterà prevalentemente sulle problematiche
legate alo sviluppo, al passaggio dall’infanzia all’adolescenza e
dall’adolescenza all’età adulta, cercando di mettere in evidenza
nelle varie tappe evolutive, quali meccanismi di difesa sono attivi e come
poter affrontare al meglio le situazioni problematiche.
L’obiettivo
del corso non sarà quindi solo quello di fornire attraverso la didattica
nuove conoscenze, ma anche di fornire un nuovo strumento di lavoro agli
insegnanti.
Caratteristiche
Il
corso avrà la durata di 5 incontri per complessive 10 ore e verterà
sulle seguenti tematiche:
1)
le funzioni dell’insegnante;
2)
lo sviluppo psicosessuale;
3)
le difficoltà di valutazione dei livelli cognitivi e i disturbi
dell’apprendimento;
4)
le trasformazioni somatiche, il modello sociologico e
l’importanza del gruppo dei coetanei;
5)
normalità e patologia in età evolutiva.
Finalità
Al
termine del corso, i partecipanti avranno acquisito dimestichezza con la
visione psicoanalitica delle tappe dello sviluppo e avranno fortificato la
funzione di contenimento e comprensione della dinamica insegnante-alunno.
Inoltre il focus sarà centrato sulle principali disarmonie dello sviluppo
che incidono in modo particolare sul rendimento scolastico.
Corso
sull’osservazione psicoanalitica
La
capacità di osservare un’ interazione tra bambino/genitore/insegnante e
poter utilizzare tale materiale all’interno del proprio lavoro
didattico, presuppone che l’educatore abbia acquisito una tecnica di
osservazione ben definita. L’osservazione psicoanalitica in una
situazione prefissata è uno strumento per incrementare la comprensione
del mondo interno dell’educatore rispetto ad un particolare bambino. Il
seminario è articolato in due momenti: una prima parte teorica ad
orientamento psicoanalitico ed una seconda parte più pratica che
coinvolgendo direttamente gli insegnanti, mette in rilievo gli aspetti
inconsci della relazione e ne
permette l’elaborazione.
Caratteristiche
Il
corso prevede 10 incontri di due ore ciascuno, suddivisi in una prima
parte teorica ed una seconda di analisi delle osservazioni portate dagli
insegnanti a turno.
L’osservazione sarà portata avanti da tutti gli insegnati per un’
ora, una volta alla settimana. In ogni seminario si supervisioneranno
almeno due protocolli. Al termine del seminario ogni insegnante produrrà
un profilo psicologico sotto la guida del conduttore, del bambino o
ragazzo seguito.
I)Le
caratteristiche e le funzioni di un’educatrice
II.
In
2)Introduzione all’osservazione psicoanalitica prefissata
III.
3)Il
significato del gioco e del disegno infantile
IV.
4)La storia della
psicoanalisi: mondo interno e mondo esterno, i meccanismi di difesa.
V.
5)Il processo di sviluppo: il bambino da zero a sei mesi, il significato
della separazione, come il nido e la scuola materna può facilitare o
ostacolare la separazione
VI.
6)Lo sviluppo da sei mesi ad un anno, la fase orale, il blocco dello
sviluppo della fase orale e le più gravi patologie
VII.
7)La fase anale, la fase fallica, il complesso di Edipo
VIII.
8)La latenza, l’ importanza del gioco e dei coetanei
IX.
9)L’adolescenza
X.
10)Relazioni individuali e relazioni di gruppo: considerazioni conclusive
Finalità
Al
termine del corso, l’educatrice avrà acquisito la tecnica
dell’osservazione e potrà utilizzare il materiale per poter
approfondire la conoscenza del mondo interno del bambino
e trovare da sé nuove strategie di intervento per migliorare la
relazione.
Corso
sull’interpretazione del disegno
infantile
L’interesse
della tecnica psicoterapeutica nei confronti della produzione grafica
infantile nasce dalla ricerca di una modalità appropriata per entrare in
contatto con il bambino, presupposto indispensabile affinché la
psicoterapia abbia successo. Fornire agli insegnanti o ai genitori delle
conoscenze rispetto al modo di interpretare i disegni corrisponde al
fornire un ulteriore strumento di aiuto nella difficile comprensione
del mondo interno del bambino.
Il disegno è una delle prime attività che il bambino spontaneamente
produce, è un utile strumento facilmente accessibile all’attività
ludica e di largo impiego nell’attività didattica. Il disegno è
comunque una sorta di autoritratto completo del mondo intrapsichico del
bambino. Costituisce un materiale proiettivo, ovvero che viene
dall’interno, di infinita ricchezza a cui attingere per comprendere
meglio il bambino. La finalità
di questo corso non è dunque diagnostica, anche se si arriverà a poter
comprendere determinati simbolismi atti ad indicare particolari situazioni
conflittuali e blocchi dello sviluppo, ma è quella di pervenire alla conoscenza
di un linguaggio valido ed alternativo a quello verbale.
I contenuti grafici che abbiamo scelto di approfondire ( disegno
dell’albero, disegno della figura umana, il bambino sotto la pioggia, la
famiglia, ecc.) sono molto ricchi da un punto di vista dinamico e sempre
presenti nelle produzioni dei disegni infantili.
Caratteristiche
Il
corso avrà la durata di 8 incontri per 2 ore ciascuno.
I.
Le caratteristiche e le funzioni dell’insegnante: la funzione
didattica, l’educazione socio-affettiva, la promozione alla salute.
II.
I canali rappresentativi del bambino. Mondo esterno e mondo
interno. Il gioco infantile; le aree del gioco: emotiva, fisiologica,
posturale, cognitiva e simbolica.
III.
Il disegno infantile. L’aspetto narrativo e conoscitivo del
disegno. Gli aspetti formali e strutturali del disegno.
IV.
L’interpretazione del disegno. Il test dell’albero e la casa.
V.
Il disegno della figura umana, il bambino sotto la pioggia, la
famiglia.
VI.
Il disegno come produzione spontanea. La rappresentazione di sé
attraverso il disegno. Lo sviluppo della mente visto attraverso i disegni
dei bambini.
VII.
Le relazioni individuali e le relazioni di gruppo. Le dinamiche di
gruppo. Il concetto di sé all’interno del gruppo.
VIII.
Il
contenimento e l’autorevolezza. Transfert
e empatia in due setting diversi: la scuola e la psicoterapia.
L’atteggiamento da tenere nelle gravi patologie del bambino.
Considerazioni conclusive.
Finalità
Al
termine del corso l’educatore avrà acquisito la capacità di
identificare all’interno del disegno di un bambino quali siano i
significati simbolici prevalenti ed i messaggi che il bambino vuole
esprimere. Comprendere i messaggi inconsci contenuti nella produzione
artistica può aiutare l’operatore a trovare nuove strategie di
intervento per aiutare il bambino i difficoltà.
Corsi
per operatori sociali o assistenti a portatori di handicap
Sta
prendendo sempre più piede la professionalità di nuove figure
nell’ambito della gestione del disagio psicofisico infantile e
adolescenziale.
Ci riferiamo alle figure che affiancano gli insegnanti di sostegno, cioè
agli educatori professionali, al compagno adulto per gli adolescenti e
agli assistenti dei portatori di handicap.
Tali figure professionali sono un valido aiuto non solo per le comunità
di accoglienza o della scuola, ma anche
per i genitori e gli insegnanti.
Nella nostra esperienza è risultato estremamente utile affiancare,
in alcune situazioni, un lavoro di psicoterapia con l’intervento
di un educatore sociale o compagno adulto.
Le funzioni di tale figura professionale sono molteplici:
1)
aiutare materialmente i genitori nella gestione del bambino o
adolescente;
2)
promuovere un programma
formativo che abbia come fine quello di favorire quanto più è possibile
un cammino verso l’autonomia;
3)
favorire i processo di identificazione per promuovere una
progressione nello sviluppo psichico.
Obiettivi
del corso
Attraverso
delle lezioni teoriche e la supervisione di casi, il corso mira a chiarire
e promuovere l’importantissima funzione di sostegno e contenimento che
queste figure svolgono sia nei confronti del bambino o dell’adolescente,
sia nei confronti dell’ambiente familiare.
Caratteristiche
Il
corso si svolgerà in 10 lezioni di 2 ore ciascuno.
La prima parte di ciascuna lezione sarà destinata a un approfondimento
teorico, mentre la seconda parte riguarderà la supervisione di casi che
gli operatori porteranno a turno.
Gli argomenti di ciascuna lezione saranno i seguenti:
1)
le funzioni dell’operatore sociale;
2)
i limiti e le caratteristiche dell’intervento;
3)
il progetto terapeutico;
4)
le fasi dello sviluppo sessuale;
5)
le identificazioni positive e lo stimolo alla crescita;
6)
codici di espressione come decodificare;
7)
i rapporti con i genitori;
8)
le trasformazioni somatiche, il modello sociologico e
l’importanza del gruppo;
9)
i momenti di crisi;
10)
le differenze tra un rapporto di compagno adulto e la psicoterapia.
L’infanzia
La
moderna ricerca ci ha dimostrato che i neonati e
i bambini sono individui molto sofisticati e che posseggono grandi
abilità. Essi vedono, sentono i suoni, gli odori e i sapori, sono in
grado di fare distinzioni e hanno le loro preferenze. Persino in sala
parto preferiscono i volti umani a altre figure astratte e riconoscono
l’odore del latte della mamma appena nati e si girano nella direzione da
cui proviene; inoltre è dimostrato che i neonati sono in sintonia con il
comportamento e con gli umori di chi si occupa di loro. Può capitare, a
volte, che un neonato pianga se la persona che lo tiene in braccio sta
parlando di qualcosa di molto triste.
Poiché i bambini piccoli sono individui molto complessi, il modo in cui
ci avviciniamo a loro ha un impatto enorme. Il pediatra e lo psicoanalista
D.W. Winnicott ha scritto “ un neonato non può esistere da solo, ma fa
essenzialmente parte di una relazione”. Ciò che più conta non è cosa
portano nell’incontro il genitore e il bambino, ma quello che accade fra
loro; l’effetto che ciascuno dei due ha sull’altro.
Oggi si parla spesso di carenza affettiva, da quando l’approccio medico
ai problemi della salute, l’aumento
delle cure igieniche hanno permesso di prestare attenzione allo sviluppo
del neonato. Grazie all’osservazione e allo studio delle strutture
preposte all’accoglimento dei bambini abbandonati, abbiamo potuto
inquadrare quali fossero gli elementi importanti per poter favorire lo
sviluppo del bambino, malgrado le condizioni familiari avverse. In questo
è stato fondamentale l’apporto di Spitz e le sue considerazioni sull’ospitalismo.
Tale fenomeno presente in maniera significativa nel dopoguerra, ha
lentamente lasciato il posto a nuove forme di carenza affettiva, che si
possono manifestare dall’iperinvestimento dei figli e alla loro
iperstimolazione, fino invece a casi di vera e propria trascuratezza del
bambino.
L’impatto che il cambiamento della nostra struttura sociale si
ripercuote nei rapporti figli-genitori, con la forte incidenza del
divorzio, dalla presenza sempre maggiore di persone extracomunitarie nel
nostro paese, dall’ausilio dei mezzi tecnologici come internet e la
presenza sempre maggiore di famiglie ricostituite. Tutti questi eventi che
si succedono in modo molto rapido, lasciano un forte segno nello sviluppo
dei bambini. La rinnovata
attenzione verso il mondo infantile ha paradossalmente provocato la
sensazione che non ci sia più un’infanzia felice, ma che l’evoluzione
dei bambini sia tacciata di momenti di difficoltà e conflitto. Ma allora
c’è da chiedersi quando intervenire, quando ciò che è conflitto
diviene problema? Il conflitto è una componente essenziale della
crescita. La possibilità per il bambino di esperire piccole situazioni
conflittuali, e limitate frustrazioni, gli permetterà di trovare nuove
soluzioni di adattamento alla realtà. Spesso i genitori cercano a tutti i
costi di impedire la sofferenza dei bambini, al punto di privare il
bambino di quella componente essenziale della crescita che è la
frustrazione. E’ chiaro che un bambino deve essere messo in grado di
affrontare situazioni che può sostenere e non deve essere attaccato nei
suoi bisogni primari. Da parte di un genitore non è sempre facile
rendersi conto che il proprio figlio verte in una situazione di difficoltà.
Questa è la ragione principe per cui molti bambini arrivano alle
consultazioni in età di latenza, quindi, quando i problemi emotivi hanno
segnato il versante cognitivo e c’è un forte calo del rendimento
scolastico. L’acutizzarsi della situazione problematica crea un momento
molto difficile da sostenere per le famiglie, che si trovano a dover
affrontare una situazione divenuta molto gravosa.
Prestare attenzione allo sviluppo del proprio figlio e
poter fare affidamento su figure che giornalmente sono a contatto
con il bambino fuori dal suo ambiente familiare, come le educatrici della
scuola dell’infanzia, sono la chiave di volta per poster accedere ad un
intervento preventivo di un successivo blocco dello sviluppo emotivo.
Ancora più problematico è l’intervento in realtà molto disagiate dal
punto di vista socio-economico, dove i fattori di rischio sono presenti in
misura maggiore. Si tratta spesso di famiglie disagiate, dove l’alcool e
la violenza sono presenti quotidianamente e non c’è una stabilità
della famiglia, ma spesso i nuclei si aggregano e disgregano con estrema
facilità. Viene quindi a mancare la stabilità della famiglia. Le
ripercussioni a livello emotivo, cognitivo e comportamentale, sono molto
evidenti ed i bambini spesso soffrono di disturbi del linguaggio e leggero
ritardo cognitivo. La mancanza di stabilità provocherà nel bambino un
passaggio all’atto frequente, con possibilità di psicopatia e
disadattamento sociale. Le osservazioni di famiglie multiproblematiche
hanno messo in evidenza la scomparsa delle coppie antitetiche attorno a
cui si struttura non solo la vita ma anche il pensiero, da cui il ritardo
del linguaggio e le difficoltà cognitive.: giorno/notte, fame/sazietà,
amore/odio. Inoltre è la fratia investita e non il singolo elemento. Il
bambino cresce in uno stato di disorganizzazione totale e con una
sensazione di angoscia continua anche data l’imprevedibilità della
situazione che muta in continuazione. Per difendersi, infatti, spesso
adotta un atteggiamento di adattamento di superficie, ma che è
costantemente messo alla prova, fino a quando cede e c’è il passaggio
diretto all’atto a causa della possibilità di non mentalizzare, poiché
il pensiero non si è formato.
Intervento
psicoterapeutico nell’infanzia
Le
varie tipologie di intervento in età evolutiva, devono prendere in
considerazione la situazione da diversi punti di vista. Bisogna valutare
attentamente tutti gli elementi che concorrono a strutturare e sostenere
il disagio del bambino. Un comportamento sintomatologico del bambino, può
esprimere un disagio della coppia coniugale. Accade di frequente che i
genitori abbiano accesso alle consultazioni psicologiche con l’idea che il
problema è del bambino, e quindi si sottraggano, in modo più o meno
consapevole a qualsiasi tentavo di esplorazione di possibili dinamiche
familiari, a sostegno del sintomo. E’ indispensabile che i genitori si
rendano per primi disponibili ad un lavoro di riflessione critica sulla
situazione, che accompagni un eventuale percorso terapeutico con il
bambino.
Inoltre
la terapia della coppia genitoriale ha la funzione di accompagnare e
sostenere i genitori attraverso il cambiamento di equilibrio, che una
psicoterapia del bambino necessariamente comporta. La mancata alleanza con
la coppia genitoriale, può essere un ostacolo al proseguimento del
trattamento, per cui si consiglia di valutare attentamente questo elemento
con dei colloqui preliminari con i genitori, prima di intraprendere un
percorso terapeutico con il bambino. E’ altresì importante da parte dei
genitori, decidere un percorso da effettuare e non sottoporre il bambino a
diverse situazioni di consulenza, che non hanno seguito. In tal modo si
espone il bambino a successive situazioni di investimento e perdita, che
possono inficiare la reale possibilità di intervento. Infatti dopo che si
è stabilito un rapporto con il terapeuta, l’evento separazione può
innescare le dinamiche tipiche del lutto, come perdita di oggetto, e le
esperienza ripetute nel tempo possono andare a costituire un modello di
rapporto per il bambino, che si sentirà incapace di avere una relazione
lunga e significativa con una terapeutica figura di attaccamento.
Caratteristiche
La
psicoanalisi, attraverso l’analisi simbolica del disegno e del gioco del
bambino, risulta essere una tecnica adeguata per affrontare le difficoltà
in età evolutiva. L’esperienza ha dimostrato che per ottenere dei
risultati, è preferibile una frequenza almeno bisettimanale, associata ad
una terapia della coppia genitoriale.
Nei casi con patologia più grave (psicosi, autismo, depressione
infantile) si rendono necessarie almeno tre sedute alla settimana.
Finalità
La
psicoterapia infantile ha innanzitutto un funzione preventiva, in quanto
più presto si interviene nel soggetto in età evolutiva, maggiori saranno
le possibilità di riuscita impedendo che la patologia diventi cronanca.
Inoltre le patologie dell’età evolutiva bloccano lo sviluppo
dell’individuo, quindi la funzione primaria della psicoterapia è quello
di permettere al bambino in crescita di riprendere il suo naturale
sviluppo.
L’adolescenza
Gli
osservatori degli esseri umani in via di sviluppo hanno riconosciuto da
sempre l’enorme importanza della pubertà, nei suoi aspetti fisici e
psicologici. La maturazione sessuale ha sempre conferito una importanza
particolare a questo stadio dello sviluppo, al quale sono state
direttamente correlate le trasformazioni della personalità.
Per tutto il corso dell’adolescenza la meta dello sviluppo consiste,
prevalentemente, nell’integrare l’immagine di sé che i ragazzi e le
ragazze avevano prima della pubertà con la capacità di entrare in
contatto con il proprio con il proprio corpo sessuato e con tutto
l’insieme di pensieri, sentimenti e azioni che ciò comporta. Durante
questo cammino l’adolescente procede a sbalzi, a volte torna indietro e
sembra quasi abbandonare le
posizioni raggiunte ma poi giungono a stabilire un rapporto con un essere
del sesso opposto con cui condividere una pratica sessuale normale e
gratificante. Il cammino per giungere alla gratificazione affettiva e
sessuale è lungo, spesso hanno degli incidenti di percorso, che si
manifestano con crisi più o meno acute, ma se la struttura
dell’adolescente e abbastanza salda egli riuscirà a terminare il
processo di trasformazione.
Un certo numero di adolescenti dimostrano invece, con le loro
manifestazioni, che lo sviluppo verso l’età adulta si è interrotto,
perché ignorano le richieste che provengono dal corpo, rifiutano
inconsciamente il corpo sessuato, si sentono diversi da ciò che si
aspettava diventassero. L’integrazione dell’immagine di sé come
futuri adulti è bloccata, non possono permettersi di lasciarsi dietro
l’infanzia e si trovano ad avere un’immagine di sé danneggiata e
compromessa.
Questa interruzione o blocco dello sviluppo si verifica con la pubertà e
il suo effetto sintomatologico può rendersi evidente subito dopo la
pubertà oppure più tardi. Nel primo caso saranno in primo piano le
manifestazioni di rifiuto e di attacco al proprio corpo mentre in una
comparsa più tardiva sarà in primo piano una sintomatologia più
strutturata e complessa in quanto l’adolescente ha strutturato delle
difese patologiche per far fronte all’esame di realtà. In entrambe le
situazioni spesso gli aspetti sintomatici investono il gruppo dei pari. Ci
troviamo di fronte, quindi, o al ritiro dell’adolescente che non riesce
a sostenere il confronto con i coetanei, o a degli atteggiamenti di
coinvolgimento totale con i coetanei come succede nei
comportamenti antisociali. Il gruppo ha comunque una grossa
rilevanza nella vita dell’adolescente in quanto l’investimento
affettivo prima presente nei confronti dei genitori, viene trasferito nel
gruppo dei pari. L’attaccamento infantile ai genitori non può essere
mantenuto, quindi
l’affettività viene rivolta verso l’esterno, principalmente verso i
coetanei; ma se lo sviluppo è bloccato il rapporto con i pari sarà
difficile e conflittuale.
Comunque, quando ci troviamo di fronte ad un blocco dello sviluppo
adolescenziale, l’intervento deve essere il più sollecito possibile per
consentire la ripresa della fase evolutiva adolescenziale.
Lo
sviluppo adolescenziale e il senso di sé
L’adolescenza
è stata considerata per un lungo periodo di tempo come quel momento della
vita in cui non si poteva pensare ad un intervento di tipo psicologico, in
quanto le manifestazioni, particolarmente ricche di cariche aggressive, e
la discontinuità degli investimenti affettivi, metteva a dura prova
qualsiasi tentativo di trattamento. Adesso questo periodo della vita è
invece considerato, in tutte le sue manifestazioni, come un momento molto
particolare per cui l’eventuale intervento deve essere affidato solo a
coloro che hanno una preparazione specifica nel trattamento degli
adolescenti.
L’adolescenza è una spinta verso l’individualità, che non sempre
corrisponde a quella fisiologica. La crisi in adolescenza può
manifestarsi attraverso anche crisi molto gravi, psicotiche, in cui il
ragazzo perde il contatto con la realtà, ma alcune possono rientrare in
quelle che sono le normali crisi adolescenziali perché a carattere
evolutivo. Lo stesso tipo di esperienze a 23 o 24 anni avrebbe un
significato infinitamente più
grave. Anche le esperienze sessuali promiscue, in questa fase della vita,
hanno un significato evolutivo essendo in una fase esplorativa. Se si
verifica una crisi incontenibile in un bambino di otto anni che dovrebbe
attraversare la fase di latenza, la presenza della crisi è sintomatica di
qualcosa che non và, mentre la medesima crisi in adolescenza può essere
solo un indicatore di sviluppo.
Per
concetto di sé s’intende
come ci sentiamo dentro, con noi stessi, ed è fondamentale per la
comprensione delle dinamiche relazionali che affrontiamo quotidianamente.
Il concetto di sé è una situazione emotiva che si forma attraverso lo
sviluppo e deve culminare nella sensazione di essere unici nel proprio
genere. Il senso di sé si forma attraverso l’esperienza e il
superamento delle varie frustrazioni e consiste nell’ avere la struttura
mentale adeguata per superare
le situazioni di difficoltà. Di fronte a frustrazioni troppo grandi, il
bambino deve crearsi una corazza esterna più o meno spessa a seconda
della profondità della frustrazione. Se un bambino di un
anno si crea una corazza troppo spessa per non sentire il dolore,
egli si proteggerà, ma ostacolerà lo sviluppo del suo senso di sé. Il
bambino ha bisogno di vivere in una situazione
in cui i familiari riescono ad aiutarlo a superare il dolore e a non fare
ispessire ulteriormente la sua corazza. Se invece non si trova in una
situazione ottimale per superare una situazione di lutto, egli si deve
difendere da tantissime situazioni emotive, creandosi sempre più una
corazza spessa. Ad esempio, nella patologia autistica, il bambino non è
stato in grado di superare nessun tipo di dolore e si è rinchiuso nella
sua corazza lasciando fuori tutti. Quando si rompe questo guscio
protettivo, essi diventano estremamente sensibili a tutto, come se non
avessero la pelle. Il senso di sé in questi bambini non si è creato per
niente, perché il bambino non ha fatto nessun tipo di esperienza e deve
iniziare a fare da principio tutte le tappe dello sviluppo per strutturare
un senso sé che ci permetterà di affrontare le difficoltà della vita.
In adolescenza, il senso di sé è messo a durissima prova e il ragazzo
sente di dover affrontare tutta una serie di situazioni per le quali è
del tutto impreparato. I ragazzi di 12 anni sono in grado di lavorare o
procreare, ma la reale capacità non
corrisponde con il loro vissuto mentale, quindi se si dovesse
concretizzare una situazione difficile, come ad esempio una gravidanza
precoce, il senso di sé andrebbe in crisi. Chi ha avuto esperienza con
gli adolescenti nei corsi di educazione sessuale, ha potuto notare come
accanto a quella spavalderia dei ragazzi che sembra sappiano tutto, spesso
si nasconde una completa ignoranza sia della sessualità, ma anche della
loro corporeità. In questo
periodo si trovano a vivere una grossa discrepanza emotiva in quanto il
senso di sé non è più adeguato alla situazione e devono acquisire tutta
una serie di esperienze per poter essere adeguati alle funzioni mentali
che non hanno, mettendo da parte gli impulsi. Sentono degli impulsi, però
devono controllarli, ma non hanno la struttura emotiva giusta per
controllarli. Le emozioni che esprimono in questo momento sono
prevalentemente di due tipi: svogliatezza, mancanza di desiderio, oppure
al contrario, ipereccitazione. Spesso in questo periodo il senso di sé è
messo in crisi e devono crearsi una serie di esperienze da affrontare per
poter stabilire nuovamente i loro nuovi limiti. Questa funzione viene
spesso delegata al gruppo in cui è possibile avere dei punti di
riferimento e di confronto su cui riflettere. I genitori invece sono
coloro che spesso vengono vissuti come ostacoli allo sviluppo della
propria individualità, per cui si innescano in famiglia dei forti
sentimenti di ribellione. Verso i 20 anni il senso di sé di solito si è
formato. Anche gli adulti spesso
continuano a tenere un atteggiamento adolescenziale che può essere una
difesa rispetto alla vecchiaia. Il periodo adolescenziale non è altro che
il momento in cui il senso di sé entra in crisi e il ragazzo si sente
talmente inadeguato che mette in atto tutta una serie di comportamenti
diversi per affrontare questo momento di difficoltà. Ad esempio possono
decidere di lasciare la scuola, solo perché stanno subendo una
determinata situazione a scuola che non riescono più a tollerare. Spesso
i problemi di apprendimento nascondono una crisi evolutiva. Ma il solo
modo di esprimere il disagio contiene in sé la possibilità di superarlo.
Il ragazzo che non ha crisi in adolescenza e che si adatta a tutte le
situazioni diverrà un adulto insoddisfatto e non si verificherà quella
situazione in cui ci si sente di essere unico e irripetibile.
Le crisi si manifestano in diverse modalità. Si può parlare di crisi
della sfera emotiva e sessuale, oppure crisi di tipo nevrotico con delle
manifestazioni di tipo impulsivo, come il ragazzo che si arrabbia perché
ha preso due a scuola. Una forma molto grave di crisi è quella dei
disturbi alimentari, che coinvolge entrambi i sessi. Spesso è legata
all’insicurezza verso l’identità di genere, al non sentirsi ancora
maschi e femmine mature. Un’indicazione utile è il non dare peso
eccessivo alle manifestazioni di crisi, ma aspettare che il momento
peggiore sia passato prima di proporre un aiuto. Ovviamente
l’adolescente cerca di tirare dentro il genitore nella crisi, mirando ai
suoi punti deboli.
La dipendenza è la conseguenza della mancanza di alcune funzioni: se non
sono in grado di affrontare alcune situazioni, dentro di loro si formerà
la sensazione di non essere capaci di assolvere certi compiti, non
svilupperanno autonomia ovvero la capacità di gestire la vita
soddisfacentemente da soli. Nella dipendenza, se il ragazzo ha raggiunto
un senso di sé abbastanza saldo, sarà in grado di rifiutare alcune
offerte. Se si è verificato una difficoltà nello sviluppo del senso di sé,
allora si accentuano due tipi di situazioni: la dipendenza e il controllo.
Questi sono fortemente legati, perché più si è dipendente e più si
cerca di controllare, e più si controlla e più si prova rabbia. Un
esempio è il ragazzo che non riesce a crearsi le amicizie, oppure non
riesce a crearsi il gruppo, elemento fondamentale nello sviluppo perché
è il luogo dove ci si può confrontare. Se il ragazzo non riesce a
crearsi un gruppo diventerà un despota e lo sarà anche a casa, perché
vorrà uscire con i genitori, ma allo stesso tempo non ci vorrà veramente
uscire, poiché vorrebbe stare con i suoi coetanei. Si sente dipendente
dai genitori, perché ancora non si sa organizzare, però esercita
contemporaneamente un grosso controllo che gli provocherà rabbia. Nel
bullismo, il bullo adotta una tecnica particolare per circuire la sua
vittima, ma la vittima è partecipe attivamente all’intera situazione e
non si ribella. Secondo Winnicott”
il bullo manifesta il suo disagio nell’unica maniera in cui può”
e allo stesso modo agisce il delinquente. La crisi adolescenziale viene
manifestata attraverso l’iperinvestimento dell’aggressività, in
quanto non è in grado di investire sugli aspetti positivi. Per quanto
riguarda l’ambiente e l’influenza che esso può avere sui ragazzi,
dobbiamo intendere ambiente nel senso più lato del termine come una rete
di relazioni che sono portate dentro e vengono scambiate con l’esterno.
Invece di cercare di attribuire responsabilità all’ambiente, cerchiamo
di vedere cosa c’è nel comportamento di un adolescente che non va e
perché ci dà tanto fastidio. E’ fondamentale che dentro la famiglia ci
siano delle regole ben precise che preservino dei valori fondamentali. Le
regole per quanto contestate e rifiutate, danno la sensazione di un
contenimento all’esplosione degli impulsi. Se non si seguissero delle
regole, il bambino perirebbe e l’adolescente rimarrebbe preda dei suoi
impulsi.
Bisogna però in adolescenza rispettare quelli che sono i bisogni e gli
spazi privati dei nostri ragazzi e questo è forse uno degli elementi più
duri per un genitore. Il passaggio dall’infanzia all’età adulta è
spesso scandito da un uso smisurato dei mezzi di comunicazione: telefono,
internet, sms, diario. A
volte questo è conservato ferocemente nascosto, e lasciato invece altre
volte in bella vista. Per un genitore trovarsi a dover negoziare con il
proprio figlio, adesso in grado di fare valutazioni e dare dei giudizi
sull’operato dei genitori, può risultare molto faticoso.
Inoltre, bisogna rassegnarsi all’idea che ogni ragazzo ha una
propria individualità e per quanto noi facciamo, sarà sempre diverso
dall’immagine ideale che di lui ci siamo creati. Questi sono i motivi
per cui, alla crisi adolescenziale, si accompagna frequentemente la crisi
genitoriale. Il genitore deve accettare la perdita del bambino che
conosceva in funzione della nuova personalità che sta emergendo. Anche il
genitore deve trasformare la relazione e si rende conto che, mentre il suo
bambino sta emergendo, lui allo stesso tempo ha raggiunto una nuova fase
di maturità il cui proseguimento lo porterà inevitabilmente verso la
vecchiaia. Ci si riferisce a questo momento infatti definendolo anche “crisi
della mezza età”. A questo punto ci si dovrebbe chiedere se
l’indisponibilità del genitore ad
ascoltare il proprio figlio, non rifletta un disagio proprio, un’
incapacità ad affrontare i problemi altrui,
perché questo è fonte di sofferenza per il genitore stesso.
Questi sono alcuni dei temi che vengono affrontati nella psicoterapia
della coppia e dell’adolescente. E’ importante che i due livelli,
genitoriale e adolescenziale, non vengano confusi e quindi si proceda su
setting paralleli, con terapeuti diversi.
Modalità
di intervento in adolescenza
Psicoterapia
psicoanalitica individuale dell’adolescente
Poter
valutare l’effettivo potenziale di intervento su un adolescente
presuppone, spesso, un lavoro preliminare di accesso alla terapia i cui
tempi sono il riflesso del tempo interno dell’adolescente.
L’adolescenza spesso è stata considerata una fase della vita la cui
trattabilità è stata lungamente messa in discussione da diversi autori.
Adesso, invece, la psicoterapia degli adolescenti ha assunto una nuova
rilevanza, anche se necessita di una formazione specifica e di
accorgimenti di tecnica.
In adolescenza è necessario un primo momento in cui valutare se il
ragazzo è in grado di intraprendere un percorso psicoterapeutico e questa
decisione deve scaturire
dall’incontro del possibile paziente con il possibile terapeuta. Tale
valutazione può essere anche dilazionata nel tempo, attraverso una serie
di incontri il cui ritmo rispetterà il ritmo interno dell’adolescente.
Questa fase della presa in carico può anche essere abbastanza lunga, ma
è fondamentale in questa età.
Dopo la fase preliminare, la terapia vera e propria avrà una frequenza
variabile dalla seduta monosettimanale, alle tre sedute secondo il caso.
L’intervento monosettimanale è indicato in tutte quelle situazioni di
disagio lieve in cui il processo di sviluppo adolescenziale ha già
iniziato a procedere ma c’è necessità di un sostegno alle funzioni
dell’Io. Nel caso in cui ci sia un vero e proprio blocco dello sviluppo,
è necessario intervenire con una terapia trisettimanale.
Per ciò che riguarda la durata, la terapia seguirà la sua naturale
evoluzione, e di conseguenza il termine sarà individuato da entrambi i
membri della coppia analitica.
In adolescenza, come nell’infanzia, la psicoterapia ha una funzione
preventiva, poiché tanto prima si riesce a rimuovere il blocco dello
sviluppo prima dello strutturarsi della personalità, maggiore sarà la
possibilità per l’adolescente di pervenire alla vita adulta con una
vita emozionale ben integrata.
La
psicoterapia analitica di gruppo negli adolescenti
Esistono
delle differenze fondamentali tra la psicoterapia individuale e la
psicoterapia di gruppo. Al contrario dell’intervento su un singolo
paziente, la situazione collettiva è uno strumento importantissimo di
informazioni e di osservazioni collettive e utile anche come sede di
controllo e chiarimento diagnostico e prognostico. In particolare con gli
adolescenti, la possibilità di scambio con i coetanei, permette modifiche
all’aspetto emotivo accogliendo suggerimenti e confronti che vengono dal
mondo dei pari, mentre le rifiuterebbero se provenissero dai genitori.
Inoltre la psicoterapia di gruppo ci permette di effettuare un intervento
che coinvolge e cattura l’adolescente immediatamente, mettendolo in
contatto contemporaneamente con le sue problematiche interne e con quelle
sociali in una situazione terapeutica che coinvolge il gruppo.
La psicoterapia di gruppo diverse volte è risultata motivante verso una
psicoterapia individuale. Nella nostra lunga esperienza nell’ambito
dell’età evolutiva, il gruppo portando velocemente alla coscienza il
materiale rimosso e facilitando i processi di identificazione, ha
sollecitato nell’adolescente, il desiderio e il bisogno di approfondire
i cambiamenti strutturali della sua personalità, attraverso una
psicoanalisi personale. Al contrario non è possibile effettuare
parallelamente un percorso analitico intensivo e una psicoterapia di
gruppo.
Nei limiti del possibile, sarebbe auspicabile che la psicoterapia di
gruppo fosse integrata con una psicoterapia individuale. Tuttavia i gruppi
clinici dimostrano che essa ha anche una funzione indipendente e che in
molti casi si dimostra la terapia elettiva. La possibilità di effettuare
una seduta di gruppo e una seduta individuale alla settimana permetterebbe
un’ elaborazione dei movimenti inconsci sia sul piano intersoggettivo,
sia sul piano intrasoggettivo, con l’ausilio di terapeuti differenti.
Come
si svolge la psicoterapia psicoanalitica di gruppo?
Il
gruppo comprende normalmente 5/8 persone. Il gruppo ottimale è di sette
persone escluso il terapeuta e il coterapeuta. La seduta dura un’ora e
mezza e si tiene abitualmente una volta alla settimana. Il tipo di gruppo
più adatto al trattamento negli adolescenti è il gruppo parzialmente
aperto, che, a differenza del
gruppo chiuso, rimane immutato dall’inizio alla fine della terapia e ha
una durata prestabilita. Questo permette la sostituzione dei vari membri
nel tempo, e la durata non viene stabilita fin dall’inizio, ma valutata
in itinere.
A questo gruppo possono accedere adolescenti di diversa età e con varie
patologie, sia nevrotiche che psicotiche, ma l’indicazione principe è
per tutti quei casi di ragazzi borderline, con conseguenti patologie sul
narcisismo. La composizione del gruppo deve essere accuratamente
selezionata. Particolare cura si deve avere nell’inserimento di ragazzi
psicotici: un gruppo di sette elementi ne può contenere due al massimo.
Una delle caratteristiche dei membri è quella che non devono avere nessun
legame precedente e i contatti devono essere il più possibile legati alle
sedute di gruppo. L’unica attività esplicata nel gruppo è la
comunicazione verbale sotto forma di discussione libera e non pianificata,
a cui potremo dare il nome di associazione di gruppo. L’associazione
libera è possibile solo in sede di terapia psicoanalitica in quanto il
gruppo influenza le associazioni dei suoi singoli membri e quindi le
associazioni non sono mai libere. Il terapeuta è più una guida
e non assurge al ruolo di leader del gruppo, di cui è membro a
tutti gli effetti. Egli non ha funzioni direttive ma interpreta e analizza
i processi del gruppo considerandolo un complesso unitario e non la somma
dei singoli individui. Si interpretano e si osservano i motivi di quanto
accade in un particolare momento, nel contesto del gruppo che si ha di
fronte.
I
fattori terapeutici
I
fattori terapeutici che permettono al gruppo di assumere quella funzione
di filtro elaborativo dell’esperienza sono quattro:
1.
L’integrazione sociale a scapito del vissuto di isolamento di
importanza fondamentale nel periodo dell’adolescenza.
2.
La reazione speculare, che permette all’adolescente di
riconoscere negli altri più facilmente quei meccanismi che hanno
compromesso il proprio funzionamento e di elaborarli nel gruppo
3.
L’attivazione dell’inconscio collettivo e la sua funzione
condensante. Nel gruppo infatti il materiale inconscio di ciascun
partecipante affiora in maniera più immediata e allo stesso tempo, i
simboli che emergono nel gruppo ne permettono una comprensione più
chiara.
4.
La situazione di scambio, le spiegazioni e le informazioni, per cui
vi è grande interesse e richiesta, non sono ovviamente elementi peculiari
della situazione di gruppo, esse tuttavia, rendono la discussione più
vivace ed esauriente e ne modificano anche l’aspetto emotivo.
La
situazione degli adolescenti partecipanti al gruppo è simile a quella dei
bambini, che sono disposti ad accettare quanto viene loro detto da
coetanei, mentre lo rifiuterebbero se provenisse dai genitori.
La psicoterapia di gruppo per gli adolescenti si svolge con cadenza
settimanale. Le sedute hanno la durata di un’ora e mezza, e la durata
verrà stabilita in itinere dal gruppo stesso.
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P
S I C T V
La
Web Tv per la Psicologia e La Psicoterapia
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