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L’esperienza percettiva-letteraria della paura nel primo capitolo dell’Inferno

Alfonso Santarpia  (*)

 

Avvicinarsi alla Commedia di Dante è impresa sempre nuova per chi concepisce l’opera letteraria come un accesso privilegiato [Turner, 1995b] a sistemi cognitivi profondamente radicati nell’esperienze percettive e motorie del corpo. [Mervis e Rosch 1981; Varela, Thompson e Rosch 1993].In questo scritto si tenta di costruire una lettura del testo letterario che si articoli tra l’osservazione di figure retoriche (metafore, similitudini, allegorie) e l’applicazione di modelli di organizzazione cognitiva dell’esperienza, interni alla linguistica cognitiva. [Lakoff e Johnson 1999].Partire con Dante nella Selva Oscura dell’Inferno, significa entrare in contatto con una sensorialità che deve fare i conti inevitabilmente con la storia della morale cristiana. Ma qui non si vuole dettagliare questa dimensione del religioso, si ricercano sistemi concettuali metaforici [Lakoff e Johnson 1980] dell’ esperienza emotiva raccontata.Si cercherà di sottolineare le tracce linguistiche della paura in similitudini precise ed in espressioni figurative inerenti il corpo nei suoi sistemi percettivi e motori.

Si cominci allora

Nel mezzo del cammin di nostra vita

mi ritrovai per una selva oscura

che la dritta via era smarrita

Ahi quanto a dir qual era è cosa dura

Esta selva selvaggia e aspra e forte

Che nel pensier rinova la paura!

[Inferno I, 1-6]

 

L’annullamento del sistema visivo e del sistema d’orientazione sono lo sfondo percettivo della prima esperienza raccontata della paura (Schema 1). Il buio visivo si articola in un buio conoscitivo secondo la metafora primaria Conoscere è vedere. [Grady 1996]. S’intrecciano anche la perdita dell’orientazione motoria e la perdita dell’azione, in un‘altra metafora primaria Le azioni sono movimenti [Lakoff e Johnson 1999: 61]. Per metafore primarie s’intendano, da una prospettiva neuronale, connessioni cerebrali caratterizzate da “coactivation” in cui s’intrecciano aree sensoriali dedicate all’esperienza senso-motoria e aree dedicate all’ esperienza soggettiva. [Narayanan 1997a, 1997b]. Da una prospettiva esperenziale e cognitiva le metafore primarie orientano la percezione e la motricità. Esse sono le basi di metafore piú complesse che sono parte integrante del nostro sistema concettuale. [Lakoff e Johnson 1999: 60]. Nell’articolo si utilizzerà la definizione di metafora concettuale per evocare sistemi di senso radicati nelle metafore sensoriali primarie. In questi primi versi si è incontrata la seguente costruzione concettuale della paura

 

PRIMA METAFORA CONCETTUALE DELLA PAURA:

Paura-Oscurità-Immobilità (schema 1)

Paura

Oscurità -

Perdita del sistema visivo

Immobilità -

Perdita del

sistema di

orientamento

verso poetico

Si noti da subito una sorta di un unico asse stilistico/retorico (il testo poetico con i suoi codici retorici) - percettivo/sensoriale (il sistema visivo e il sistema motorio) - concettuale (l’oscurità e l’immobilità).

Ancora si scenda:

Ma poi ch’i’ fui al piè d’un colle giunto,

là dove terminava quella valle

che m’avea di paura il cor compunto,

guardai in alto e vidi le sue spalle

vestite già de’ raggi del pianeta

che mena dritto altrui per ogni calle.

[Inferno I, 13-18]

 

Il cuore viene trafitto dalla paura (schema 2). La valle è la freccia che colpisce. Si delinea una metafora del corpo in cui il cuore è un bersaglio. Dante è colpito. Ma il guardai in alto, segnala linguisticamente una riapertura del sistema visione-cognizione, ed è l’accesso ad una speranza: il nuovo colle che assume una forma umana (le spalle vestite) e protettrice.

 

SECONDA METAFORA CONCETTUALE:

Paura

Paura-Organo Cuore/bersaglio-Luminosità (schema 2)

La luminosità -

la riapertura del sistema visivo

Organo del corpo trafitto: il Cuore

verso poetico

Ancora si seguano i versi:

Allor fu la paura un poco queta,

che nel lago del cor m’era durata

la notte che ‘i’ passai con tanta pieta.

[Inferno I, 18-21]

Il cuore protagonista, ha un suo lago che Boccaccio racconta cosi: è nel cuore una parte concava, sempre abbondante di sangue, ne la quale, secondo alcuni, abitano gli spiriti vitali…ed è quella parte ricettacolo d’ogni nostra passione. [Chiavacci Leonardi 1998:14]. Qui la metafora linguistico corporea nel lago del corpo segnala (schema 3) questa nuova organizzazione cognitivo-esperienziale, la paura è trattata semanticamente e quindi cognitivamente [Violi 1997] come un liquido che si raccoglie nel cuore-contenitore.

TERZA METAFORA CONCETTUALE:

Paura

Paura-Organo Cuore-contenitore da riempire (schema 3)

Organo Cuore-

contenitore da riempire

verso poetico

Il cuore nella sua funzione di contenitore lascia spazio ad una superba similitudine che racconta l ‘ esperienza della paura

E come quei che con lena affannata,

uscito fuor del pelago a la riva,

si volge a l’acqua perigliosa e guata,

così l’animo mio, ch’ancor fuggiva,

si volse a retro a rimirar lo passo

che non lasciò già mai persona viva.

[Inferno I, 19-27]

Si prenda una nota interpretazione come colui che, uscito dal mare in tempesta (pelago), e giunto a riva, con il respiro (lena) ancora ansante per lo sforzo si volge indietro… [Chiavacci Leonardi 1998:14]. Si è orientati a concepire cognitivamente la similitudine differentemente dalla metafora, in quanto implicherebbe un processo logico di contiguità attraverso la congiunzione come e non di intersezione (Bottiroli 1993:37), tale processo porterebbe ad una differenza modalità sensoriale della presenza. Una sorta di distanza dal processo cognitivo fusionale della metafora. Nella similitudine (schema 4) si assiste al primo movimento evidente del sommo poeta, testimoniato dal verbo fattivo così l’animo mio, ch’ancor fuggiva, [Ghiglione e Blanchet 1991]

La prima similitudine: la paura-il naufrago come Dante (schema 4)

Paura

Dante

Il naufrago

verso poetico

COME

Quest’ apertura immaginata al movimento sancisce l’andare verso i primi animali infernali di tutta la Commedia

…ripresi via per la piaggia diserta…

Ed ecco, quasi al cominciar de l’erta,

una lonza leggera e presta molto,

che di pel maculato era coverta;

e non mi si partia dinanzi al volto,

anzi m’impediva tanto il cammino,

ch’i’ fui per ritornar più volte vòlto.

[Inferno I, 29-36]

 

Il cammino è impedito dalla prima presenza animale: la lonza. Animale tra lince, leopardo e pantera, la lussuria quindi. Nella sua seduttiva staticità la lonza si fa guardare, come la più sexy delle femmine. Ritorna il visivo in un’accezione di paura mischiata a tentazione erotica. C’è ancora un impedimento motorio: la paura si organizza intorno al verbo fattivo ritornar. Dante è bloccato dalla paura nel movimento in avanti ed è intenzionato ad indietreggiare (schema 5).

 

QUARTA METAFORA CONCETTUALE :

Paura-Immobilità-Indietreggiamento (schema 5)

Paura

Testo Poetico

Immobilità -Indietreggiamento sistema motorio in causa col suo direzionarsi

Dopo la paura per gli scenari dell’oscurità e della selva, abbiamo visto che il corpo impaurito di Dante si relaziona ad uno primo scenario animato, l’incontro con la lonza.

Ma bestie piú terribili attendono il poeta

ma non sì che paura non mi desse

la vista che m’apparve d’un leone.

Questi parea che contra me venisse

con la test’alta e con rabbiosa fame,

sì che parea l’aere ne tremasse.

[Inferno I, 44-48]

Il leone-superbia si muove contro Dante. Lo spavento ricevuto ancora alla vista della bestia raggiunge una dimensione cosmica, l’aria ne trema addirittura; ma incalzante arriva la lupa

Ed una lupa, che di tutte brame

sembiava carca ne la sua magrezza,

e molte genti fé già viver grame,

questa mi porse tanto di gravezza

con la paura ch’uscia di sua vista,

ch’io perdei la speranza de l’altezza.

[Inferno I, 49-54]

La lupa-avidità si presenta con la sua magrezza assassina e vorace agli occhi di Dante. La paura vince ogni speranza di risalita, ed ancora un'altra similitudine della paura

E qual è quei che volentieri acquista,

e giunge ‘l tempo che perder lo face,

che ‘n tutti suoi pensier piange e s’attrista;

tal mi fece la bestia sanza pace,

che, venendomi ‘ncontro, a poco a poco

mi ripigneva là dove ‘l sol tace.

[Inferno I, 54-60]

L’avaro ha perso tutto proprio come Dante che ha perso tutta la speranza. Si noti la seconda similitudine, non d’azione, ma tutta sentita e d’opposizione alla voracità della lupa. Niente è piú duro per l’avaro che la sconfitta dovuta alla cupidigia altrui. É un’ enunciazione retorica che porta la paura di Dante ad un’immagine di confronto con l’avidità (schema 6). Persa ogni speranza, il poeta comincia a subire la vicinanza minacciosa della lupa, che lentamente lo spinge indietro.

Seconda Similitudine: la paura-l’avaro disperato come Dante (schema 6)

Paura

Testo Poetico

L’avaro disperato

Dante

COME

É il momento della disperazione massima, non ci sono piú risorse fisiche e spirituali per lottare, l’uomo è vinto dalla avidità, ma la vista, l’immagine visiva, dona l’accesso ad una nuova speranza, Virgilio

dinanzi a li occhi mi si fu offerto

chi per lungo silenzio parea fioco.

Quando vidi costui nel grande diserto,

[Inferno I, 62-64]

 

La vista di Virgilio ridona una sorta di speranza, l’oscurità lascia spazio ad una luce conoscitiva.

 

…Tu se’ lo mio maestro e ‘ lo mio autore,

tu se’ solo colui da cu’ io tolsi

lo bello stilo che m’ha fatto onore.

Vedi la bestia per cu’ io mi volsi;

aiutami da lei, famoso saggio,

ch’ella mi fa tremare le vene e i polsi».

«A te convien tenere altro vïaggio»,

rispuose, poi che lagrimar mi vide,

(Inferno I, 85-90)

 

Dante illuminato dal suo modello di conoscenza trema, cerca aiuto; qui si possono evidenziare espressioni che indicano la paura associata ad alcuni liquidi del corpo : le lacrime (lagrimar mi vide, vv.92) e il sangue (mi fa tremare le vene e i polsi, figura retorica della sinnedoche). Virgilio-guida-luce-conocenza spiega a Dante la sua missione di guida e la forza della lupa-avidità nella storia del mondo. Dante quindi ritrova la vista e ritrova il movimento (schema 7) che aveva smarriti all’inizio, così si conclude il primo capitolo

Allora si mosse, e io li tenni dietro. [Inferno I, 136]

QUINTA METAFORA CONCETTUALE:

Fine della Paura-Ritorno della vista/conoscenza-Ritorno dell’orientazione/movimento (schema 7)

Fine della paura

 

Ritorno della vista/conoscenza

Ritorno dell’orientazione/movimento

Testo Poetico

L’ esperienza della paura, come s’è visto è stata raccontata attraverso differenti figure retoriche (similitudini, allegorie, metafore) [Bruner 1986, 1990]. Dalla prospettiva della linguistica cognitiva si è applicato sistematicamente la metafora primaria Vedere è Conoscere e la metafora primaria Le azioni sono dei movimenti nelle loro organizzazioni logico-concettuali. Si è anche sottolineato il ruolo dell’organo cuore nonché il ruolo di similitudini identificative nella costruzione testuale ma anche esperenziale e cognitiva della paura. Seguiamo questo schema riassuntivo dei processi stilitici-retorici e sensoriali-cognitivi.

 

METAFORE PRIMARIE SENSORIALI

VEDERE/CONOSCERE MOVIMENTO/AZIONE

PRIMA METAFORA CONCETTUALE D’APERTURA

Paura-Oscurità-Immobilità

SECONDA METAFORA CONCETTUALE:

Paura-Organo Cuore-bersaglio-Luminosità

TERZA METAFORA CONCETTUALE: Paura-Organo Paura-Organo Cuore-contenitore da riempire

La prima similitudine: la paura-Dante come il naufrago

QUARTA METAFORA CONCETTUALE :

Paura-Immobilità-Indietreggiamento

La seconda similitudine: la paura - l’avaro disperato come Dante

QUINTA METAFORA CONCETTUALE DI CHIUSURA

Fine della Paura-Ritorno della vista/conoscenza-Ritorno dell’orientazione/movimento.

Risulta costituito un sistema letterario e cognitivo della paura dove il testo poetico (linea tratteggiata) si articola su differenti livelli di organizzazione esperienziale e cognitiva: metafore primarie, metafore concettuali e similitudini. Quindi risulta possibile una lettura circolare del testo secondo un asse stilistico/retorico (il testo poetico e le figure retoriche) - percettivo/sensoriale (percezione e motricità) -concettuale (metafore concettuali). Questa lettura orientata secondo i modello di linguistica cognitiva [Lakoff et Johnson 1980, 1988, 1999 ; Feldman 1982] s’integra bene con dei modelli neurologici dove la coscienza e le emozioni s’articolano fenomenologicamente intorno ad un Sé-autobiografico che si racconta (Damasio 1999, 2002, 2003 ; Edelman 1992) cosí da iniziare a concepire un rapporto stretto tra neuroscienze, linguistica cognitiva e letteratura poetica. Da questo scritto si deduce che il testo poetico possa essere un prezioso strumento di analisi di un’esperienza emotiva complessa come la paura. Allora dinanzi all’avvento delle neurofilosofie si lasci un posto di primo ordine alla letteratura poetica.

 

BIBLIOGRAFIA

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(*) Il prof. Alfonso Santarpia si occupa all'Università di Paris 8 di ricerche sulle metafore del corpo e sulla psicofisiologia 

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